I giovani calciatori non sempre sono felici. A chi spetta aiutarli?
I giovani calciatori non sono solo calciatori, anzi sono prima di tutto giovani. E i giovani, si sa, non necessariamente sono felici. Non l’ho detto io, ma Paul Nizan: “Avevo vent’anni… Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita”. E arriviamo al punto. I giovani che hanno la fortuna e la bravura di giocare a calcio a discreti o, addirittura, ad alti livelli non sempre sono felici pienamente. Hanno i problemi di tutti, cui si aggiungono quelli del calcio. A chi spetta aiutare questi ragazzi, soprattutto fuori dal rettangolo di gioco? Spetta forse ai procuratori sportivi? O meglio ai mental coach? O ancora agli psicologi? O il compito di ascoltare i giovani deve essere riservato solo ai genitori?
Le suddette domande me le pongo spesso, io che per mestiere ho scelto di fare il procuratore sportivo puntando le mie attenzioni proprio su di loro, i giovani.
Mi piace instaurare con loro un rapporto diretto, confidenziale che superi i confini cinici del mondo del calcio. A volte ci riesco, a volte faccio un passo indietro quando mi accorgo che dall’altra parte non c’è voglia di apertura.
Ma quando riesco a costruire un rapporto diretto con loro il mio lavoro mi pare ancora più bello e più utile.
Mi sembra di poterli aiutare, di capirli, di essere diventato un punto di riferimento.
Ma mi chiedo se sia giusto. Non vorrei sostituirmi ad altri, a figure professionali specifiche o, addirittura, ai genitori stessi, improvvisandomi come una sorta di psicologo. Provo un certo pudore in questo, ma non lo faccio in mala fede. Lo faccio perché mi sento di farlo, perché mi piace ascoltare i ragazzi cercando di fare qualcosa di buono per loro.
“I ragazzi hanno bisogno comunque di punti riferimento che non per forza devono essere figure predefinite; se un procuratore ha la personalità, il carisma e la capacità di rappresentare un’ancora di salvezza per il suo giovane assistito, anche fuori dal campo, ben venga la sua presenza nella vita del ragazzo” così mi ha rincuorato un mio amico che di mestiere fa appunto il mental coach.
Jean-Christophe Cataliotti
Ma voi (GENITORI) cosa ne pensate?
Potete rispondere al quesito scrivendo a avvcataliotti@libero.it