I fatali errori del procuratore sportivo alle prime armi: il primo è quello di andare allo stadio in bicicletta!
L’apprendista procuratore sportivo, una volta iscrittosi all’elenco dei procuratori sportivi, non sa da dove iniziare, chi contattare, quali partite andare a vedere, quali calciatori seguire. Dopo vari tentennamenti, prende coraggio e un sabato qualunque inforca la bicicletta per andare a visionare un ragazzino (dicono promettente) che gioca nel campionato under 15. L’osservatore che aveva girato l’informazione è già seduto in tribuna a seguire le fasi del riscaldamento pre-partita. Il neo-agente arriva trafelato, chiude col lucchetto la bici al cancello degli spogliatoi e si presenta davanti all’omino della biglietteria presentandosi come procuratore sportivo. Nessun biglietto omaggio per lui. Viene invitato a pagare la bellezza di 5 euro (che assurdità dover pagare per andare a lavorare!). Paga il dovuto e in cambio riceve, oltre al biglietto, uno strano foglio, la c.d. distinta. Prende posto vicino all’osservatore, e con fare professionale studia attentamente quella che ancora non sa chiamarsi distinta. Un signore seduto accanto gli chiede gentilmente: “Scusi mi fa leggere la distinta?”. Non sa cosa rispondere, ma all’improvviso capisce tutto: la distinta ce l’ha in mano, sono le formazioni che scenderanno in campo con tanto di nomi dei calciatori, numero di maglia e relative classi di età. Lascia il foglio nelle mani del signore, dimenticandosi di memorizzare il numero di maglia del suo calciatore. La partita inizia, le urla dei genitori-tifosi sono incredibilmente acute, le parolacce si sprecano, i ragazzi corrono come forsennati, il gelo penetra nelle ossa. E’ una giornata fredda, anzi freddissima.
L’apprendista-procuratore impara sul campo le prime sacrosante regole del buon procuratore:
- mai andare allo stadio in bicicletta (ma questo lo capirà fatalmente solo a fine partita)
- mai prestare la distinta a chi te la chiede, non la rivedrai mai più
- per andare a vedere le partite è d’uopo coprirsi bene; oltre a guanti, cappello e sciarpa, è consigliabile il collant sotto i pantaloni
- mai fare commenti a voce alta sui calciatori in campo
- curare al meglio le pubbliche relazioni
Dopo 20 minuti, il giovane procuratore si lancia in un primo commento fuori luogo: “ma quel 10 è un incapace assoluto!”. L’osservatore sta in silenzio. Il procuratore infierisce: “Il 10 mi sembra un povero raccomandato messo in campo per compiacere il padre, magari sponsor della squadra!”. Ecco le ultime parole famose. Il padre del ragazzo, quello che aveva chiesto la distinta, si alza di scatto in piedi e, mollando un calcetto (negli stinchi) al giovane agente, lo invita (con frasi irripetibili) a farla finita con i suoi stupidi commenti calcistici. A quel punto, il procuratore, con un moto d’orgoglio, schizza in aria e tuona: “Ma lei non sa chi sono io!”. Spunta l’osservatore che cerca di fare da paciere tra i due e prendendo il procuratore da parte ricorda a quest’ultimo che il numero 10 è il “loro uomo” e che dopo la partita hanno appuntamento con lui fuori dagli spogliatoi. Nel frattempo il ragazzo che indossa la casacca numero 10 sigla la rete della vittoria con una spettacolare rovesciata in aerea. La frittata è fatta. Con quale faccia il giovane procuratore potrà proporsi al padre del ragazzo come possibile agente?
La scena si sposta davanti agli spogliatoi dove, in attesa del campioncino con la maglia numero 10, sono ad aspettare il papà del ragazzo, l’osservatore e il procuratore seduto sul sellino della sua bicicletta. Il battibecco di poco prima è già passato nel dimenticatoio (anche grazie alla gioia diffusa per il gol!).
Ed ecco che esce il campioncino con la faccia sorridente e i capelli ancora bagnati. Il procuratore timidamente chiede se il ragazzo è già seguito da un procuratore. La risposta è eloquente: “Non ce l’ho, ma il procuratore di un mio compagno ha la Ferrari e tu sei in bicicletta!”
I quattro si congedano freddamente con la complicità della temperatura scesa sotto lo zero.
E pedalando con vigore la mente del procuratore va ai consigli di un noto agente che aveva interpellato poco dopo essersi iscritto all’elenco della FIGC, parole che ora rimbombano come un sinistro presagio: “I procuratori devono fare colpo sui loro potenziali assistiti, esibendo al polso un rolex o un cartier e, soprattutto, stando alla guida di una macchina che costi dai 100 mila euro in su”.
Jean-Christophe Cataliotti
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